Tor di Valle Bene Comune. Un processo partecipato per progettare il Parco Fluviale di Tor di Valle

Dalla riqualificazione ambientale al più grande scandalo urbanistico di Roma

di Antonella Trocino, Presidente ABC

L’area di Tor di Valle, nonostante la presenza dell’ippodromo e del depuratore di Roma Sud, è ancora in gran parte un paesaggio agricolo e selvaggio, ricco di biodiversità. Nel febbraio del 2009 il WWF aveva presentato un “Progetto di riqualificazione ambientale e di promozione della fruizione dell’area del Tevere-Magliana – Ansa di Tor di Valle G.R.A.”, a seguito dell’aggiudicazione di un bando comunale per la progettazione e la valorizzazione di un parco fluviale a disposizione di tutti i cittadini. Inutile dire che quel progetto è rimasto sulla carta.

Alla fine del 2012 è stata annunciata per la prima volta la costruzione dello stadio a Tor di Valle, dando l’avvio a una infinita vicenda politica e giudiziaria, che ha attraversato tre diverse giunte (Alemanno, Marino, Raggi). Paolo Berdini l’ha definito “”il più grande scandalo urbanistico della Roma in tempi recenti” (1) . Uno scandalo a lieto fine, poiché nel luglio del 2021, la Giunta Raggi ha deliberato la revoca del pubblico interesse al progetto dell’impianto. Nondimeno, essendo una delle ultime aree libere all’interno del G.R.A. e versando in stato di grave degrado, corre il rischio che gli appetiti dei costruttori e dei fondi immobiliari possano nuovamente elaborare per quell’area una nuova “morte per soffocamento” da cemento.

E’ per risvegliare la voglia di immaginare collettivamente un futuro ecologico per Tor di Valle che, all’interno del Decima Fest, è stata programmata la sezione tematica intitolata “Un parco fluviale per Tor di Valle”, il cui programma trovate al termine dell’articolo. L’obiettivo del ciclo di laboratori di co-progettazione, non è evidentemente quello di entrare negli aspetti tecnici, per quello ci sono i professionisti. La finalità è invece quella di coinvolgere i cittadini, singoli o riuniti in gruppi d’interesse, per immaginare insieme come si potrebbe migliorare la fruizione, la tutela del territorio, il controllo cittadino della qualità delle acque, lo sfruttamento di aree demaniali incolte e abbandonate, restituendo alla città spazi di socialità, community garden e produzioni contadine che possano rifornire le scuole di prossimità o Mamma Roma, con cibo a chilometro zero, o ancora per immaginare il rilancio di un turismo lento, su due ruote. Insomma sono i cittadini a doversi inventare un riscatto di quell’area, attraverso la valorizzazione dell’enorme capitale naturale e paesaggistico dell’area di Tor di Valle e la preparazione di una strategia per realizzare il traguardo di una riserva fluviale protetta.

Il momento è ora, sia per il contesto normativo, sia per l’orientamento dei flussi finanziari privati a favore della sostenibilità, sia per gli ingenti fondi che il PNRR ha destinato alla città di Roma. Vediamo perché.

Per un parco fluviale a Tor di Valle il momento è ora. Mercoledì 12 luglio 2023 il Parlamento europeo ha approvato il testo della “Nature Restoration Law”, che prevede il ripristino del 20% degli ecosistemi degradati entro il 2030, con 336 voti favorevoli, 300 contrari e 13 astenuti. La sua approvazione rappresenta un passo avanti decisivo verso l’obiettivo irrinunciabile – all’interno delle politiche di adattamento e mitigazione alla crisi climatica – di “arrestare le perdite di biodiversità e preservare gli ecosistemi”. Si tratta della prima legge europea sulla tutela della natura a supporto della Strategia sulla biodiversità 2030 dell’UE. La Nature Restoration Law prevede di mettere in atto interventi di ripristino riguardanti almeno il 20% della superficie terrestre e marina dell’Unione Europea, entro il 2030, secondo quanto stabilito dagli impegni internazionali del programma delle Nazioni Unite “Kunming-Montreal Global Biodiversity”.

A favore della legge si erano espresse molte associazioni ambientaliste d’Europa, i giovani dei movimenti verdi, 6000 scienziati europei, oltre a numerosi accademici e oltre 1 milione di cittadini che avevano firmato affinché il “sì” vincesse. L’ambizioso dispositivo vuole contrastare i cambiamenti climatici, garantendo il benessere e un futuro sostenibile ai cittadini e alle prossime generazioni, promuovendo attività di tutela della biodiversità, oltre che di ricerca per censire la biodiversità e di educazione, tramite una capillare azione formativa. Questa legge è stata approvata, perché il capitale naturale europeo è in allarmante declino, con oltre l’80% degli habitat in cattive condizioni. Il ripristino di zone umide, fiumi, foreste, praterie, ecosistemi marini e delle specie che essi ospitano contribuirà ad aumentare la biodiversità e a preservarla, per assicurare quei “servizi ecosistemici” che la natura rende gratuitamente: pulisce l’acqua e l’aria; impollina le colture; ci protegge dalle inondazioni; limita il riscaldamento globale; previene i disastri naturali; riduce i rischi per la sicurezza alimentare. Anche per salvaguardare le finanze pubbliche, questa è la strada obbligata. Infatti, secondo dati ufficiali, in Europa ogni euro investito nel ripristino della natura produce da 8 a 38 euro di benefici (in termini di salute pubblica e di mancati risarcimenti per eventi estremi ed emergenze).

Praticamente, sei target, sui sette che la legge contempla, vedono Tor di Valle come un’area d’elezione per l’attuazione di questa importante normativa. La legge, infatti, prevede i seguenti target specifici:

  1. habitat biodiversi – migliorare/ristabilire gli habitat biodiversi su vasta scala, sulla base della legislazione esistente (a favore delle zone umide, delle foreste, delle praterie, dei fiumi e dei laghi, della brughiera, della macchia, delle dune e degli habitat rocciosi ;
  2. insetti impollinatori – invertire il trend di estinzione delle popolazioni di impollinatori entro il 2030, con una metodologia per il monitoraggio regolare degli impollinatori;
  3. ecosistemi forestali – ottenere una tendenza all’aumento del legno morto in piedi e disteso, delle foreste di età non uniforme, della connettività forestale, dell’abbondanza di uccelli forestali comuni e dello stock di carbonio organico;
  4. ecosistemi urbani – nessuna perdita netta di spazi verdi urbani entro il 2030 e aumento della superficie totale coperta da spazi verdi urbani entro il 2040/2050.
  5. ecosistemi agricoli – aumento delle farfalle delle praterie e degli uccelli delle campagne, dello stock di carbonio organico nei terreni minerali coltivati e della quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ad alta diversità; ripristino delle torbiere prosciugate in uso agricolo.
  6. connettività fluviale – identificare e rimuovere le barriere che impediscono la connettività delle acque di superficie, in modo da riportare almeno 25.000 km di fiumi a uno stato di libero scorrimento entro il 2030.
  7. ecosistemi marini – ripristinare gli habitat marini che offrono benefici significativi, anche per la mitigazione dei cambiamenti climatici, e ripristinare gli habitat di specie marine iconiche come delfini e focene, squali e uccelli marini.
    La finanza si è già mossa in direzione di questo nuovo filone del ripristino della biodiversità: In Europa, nei due anni precedenti l’approvazione della legge, i fondi d’investimento ESG targati per questa specifica finalità sono passati praticamente da zero a 854 milioni di euro negli ultimi 2 anni (ultimi dati a giugno 2023).

Il clima sta collassando. Recentemente, il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha avvertito che il clima sta collassando, dopo che l’osservatorio europeo Copernicus ha dichiarato che il 2023 sarà probabilmente l’anno più caldo della storia.”Il nostro pianeta ha appena sopportato una stagione bollente: l’estate più calda mai registrata. I fenomeni metereologici estremi si stanno intensificando. Nel luglio 2021 in Europa si sono verificate alluvioni che hanno causato 180 vittime in Germania, 37 in Belgio e una in Italia. In Italia nel settembre 2022 c’è stata l’alluvione nelle Marche che ha provocato 13 vittime, 50 feriti, 150 persone sfollate e danni per 2 miliardi di euro. Nel 2023 ci sono state le due alluvioni dell’Emilia-Romagna del 2023, con comprende una serie di eventi alluvionali e geologici che ha generato allagamenti, straripamenti e frane, con 16 morti, oltre 23 mila sfollati e circa 9 miliardi di danni. La progressione dell’ultimo triennio, in termini di tributo di vite è: 1 – 13 -16.

Le inondazioni urbane possono minacciare la qualità della vita dei cittadini, produrre perdite socioeconomiche e agire come motore del degrado urbano. E’ urgente migliorare i sistemi fluviali urbani, controllare i rischi di alluvione e aumentare la resilienza delle città, migliorando al contempo la città stessa. Il ripristino fluviale, quando applicato a un bacino che attraversa la città, dovrebbe essere supportato da misure di drenaggio urbano sostenibile per compensare gli effetti negativi indotti dalla crescita della popolazione nel ciclo dell’acqua. Roma è la prima città d’Italia per grado di urbanizzazione e per consumo di suolo: in base agli ultimi dati ISPRA 2 riferiti al 2021 la provincia di Roma ha consumato 70.155 ettari contro i 49.944 di Milano. Grazie alle sue origini agricole, la percentuale di consumo di suolo di Roma è ancora ben lontana dai valori limite di Milano (31,68%) e di Monza e Brianza (40,65%), ma è comunque quasi doppia di quella media dell’Italia (13,1%, contro una media nazionale del 7,13%). Parimenti, nel biennio della pandemia 2020-2021 la densità di suolo consumato a Roma è stata quasi doppia alla media nazionale (4,04 mt 2 per ettaro, contro i 2,10 mt 2 dell’Italia). Sappiamo che il grado di impermeabilizzazione del terreno aumenta enormemente il rischio di alluvioni. Serve quindi un approccio sistemico per l’intero bacino del Tevere, che combini il ripristino del fiume con il drenaggio urbano sostenibile, per mitigare o azzerare il rischio inondazioni.

Il Masterplan sul Tevere. In agosto 2023, la Giunta Capitolina ha approvato il masterplan dell’ambito urbano del Tevere (3) , denominato “Rigenerazione Tevere Urbano, infrastruttura d’acqua natura e cultura”, che definisce una serie di interventi di rigenerazione delle sponde del Tevere, per valorizzare “il suo ruolo strategico connettivo, funzionale, ecologico, di regolazione microclimatica, culturale e sportivo-ricreativo.” Esso parte dalla ricognizione e messa a sistema degli interventi in atto (Giubileo, PNRR, ecc), in programma da parte di tutti gli enti coinvolti, la cui numerosità fa sorgere non poche preoccupazioni (Roma Capitale, Regione Lazio, Autorità di Distretto, Soprintendenza Speciale, solo per citarne le più importanti). Il Masterplan individua aree e progetti strategici e prioritari da realizzare con risorse speciali e tramite una programmazione adeguata; oltre a una serie di soluzioni “prototipali” replicabili per migliorare il drenaggio urbano e mitigare il microclima. Ciò al fine di garantire un “Sistema” unitario che dia attuazione alle previsioni del Piano Stralcio di Bacino (PS5 Tevere). Ma il Masterplan non comprende ancora l’area di Tor di Valle. Ciò lascia un maggior grado di libertà ai cittadini che parteciperanno ai laboratori di co-progettazione per il parco fluviale protetto, tutto da concepire.

1 Paolo Berdini “Lo stadio degli inganni” Ed. Comunità Concrete, novembre 2020 | 2 https://www.snpambiente.it/wp-content/uploads/2022/08/Schede_Regionali_2022.pdf |
3 http://www.urbanistica.comune.roma.it/m-tevere.html