Partecipazione e beni comuni

Intervento di Antonella Trocino, Presidente dell’Associazione ABC al Convegno: “Insieme per una nuova primavera: etiche per il BeneComune – per intraprendere insieme un percorso di miglioramento della qualità di cura e di vita di tutti, luogo di beni relazionali, nella casa comune – un appello a un’identità nazionale e culturale” organizzato dall’Associazione Fare Rete

Il 12/12/2023 è stata adottata dalla Commissione Europea una Raccomandazione “Sulla promozione del
coinvolgimento e della partecipazione effettiva dei cittadini e delle organizzazioni della società civile ai
processi di elaborazione delle politiche pubbliche.” I contenuti della Raccomandazione sono puntuali nelle
previsioni che promuovono:

  • il coinvolgimento dei cittadini su temi di interesse pubblico in modo continuo e regolare, fin nelle
    prime fasi dei processi di elaborazione delle politiche – e non solo durante i periodi elettorali -. per
    individuare esigenze, priorità e definizione delle possibili opzioni strategiche e per istituire quadri
    nazionali finalizzati a promuovere uno spazio civico sicuro e favorevole e un’effettiva
    partecipazione delle organizzazioni della società civile, non discriminatorio, introducendo
    “esercizi partecipativi e deliberativi guidati dai cittadini”;
  • la creazione da parte degli Stati di partenariati strategici tra le autorità pubbliche a livello locale,
    regionale e nazionale e le organizzazioni della società civile per promuoverne la partecipazione ai
    processi di elaborazione delle politiche pubbliche.
  • l’esortazione affinché gli Stati membri definiscano un quadro politico o normativo ben definito per
    la partecipazione dei cittadini e delle organizzazioni della società civile che specifichi gli obiettivi, le
    procedure e i soggetti interessati, attraverso processi facilmente accessibili e che provvedano al
    controllo dei processi stessi e alla loro trasparenza;
  • la richiesta agli Stati membri di promuovere modalità di partecipazione individuali e collettive,
    come panel, assemblee e altri formati di dialogo e cocreazione di policy, per aumentare la
    partecipazione in particolar modo di minori e giovani alla vita politica, anche attraverso l’uso di
    nuove tecnologie facilmente accessibili ai cittadini, sviluppando l’alfabetizzazione mediatica e il
    pensiero critico, fin dalla più tenera età.
    Tale raccomandazione parte dalla consapevolezza del deficit democratico di cui soffrono le democrazie occidentali, come dimostrano non solo i bassi tassi di partecipazione alle consultazioni elettorali, ma anche la mancanza di ascolto – quando non addirittura condotte repressive – nei confronti delle richieste dei movimenti studenteschi e giovanili e più in generale del dissenso. Nella Raccomandazione si prevede, al contrario, che gli Stati membri adottino tutte le misure necessarie per proteggere le organizzazioni della società civile da minacce, criminalizzazione, intimidazioni, vessazioni, attacchi e altre forme di atti criminali, sia offline che online.
    Al solito il processo di elaborazione normativa, anche a livello di soft law, funziona bene in
    Europa, ma spesso rimane sulla carta. Perché si nota non solo una crescente disaffezione e sfiducia dei cittadini nelle istituzioni, oltre a una certa opacità nei processi di elaborazione delle politiche e a una pressoché totale mancanza di procedure per individuare priorità ed esigenze della popolazione. Ne consegue un allontanamento progressivo dei cittadini stessi dalla partecipazione effettiva (come dimostrano non solo le percentuali di affluenza alle urne, oltre a taluni dati BES su Partecipazione culturale fuori casa, Lettura di libri e quotidiani, ecc.. Ciò trova altresì conferma nella mancata “co-progettazione” di politiche – prevista anche dal Codice del Terzo Settore – riguardo alle scelte del più importante piano di investimenti pubblici del secondo dopoguerra, ovvero il PNRR.
    Se ne conclude che più che concentrarsi su proceduralizzare il coinvolgimento dei cittadini, l’Europa e l’Italia dovrebbero focalizzare la visione prospettica e la centratura delle politiche pubbliche
    sull’ampliamento della tutela e dell’accessibilità dei beni comuni, prima di tutto quelli naturali, ma anche quelli immateriali come la cultura, la sanità pubblica. Fare dei beni comuni la bussola per affermare i diritti di cittadinanza e per garantire eguaglianza e libero sviluppo della persona e delle comunità. Ciò favorirebbe una nuova connotazione della democrazia e una maggiore qualità della partecipazione. I beni comuni infatti obbligano ad andare oltre la logica binaria pubblico/privato, Stato/mercato e consentono una nuova connessione tra beni, bisogni, diritti, soggetti. Sono per loro natura a titolarità diffusa, nel senso che tutti devono potervi accedere e devono essere amministrati muovendo dal principio di solidarietà. Incorporano cioè la dimensione del futuro e devono essere governati anche nell’interesse delle generazioni future.