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Le vie per fare la pace: Resoconto del secondo incontro

Un ampio resoconto del secondo incontro de “Le vie per fare la pace” e una riflessione su quello che da questa intensa giornata si vuole far scaturire, insieme a tante realtà che vi hanno preso parte

23 novembre 2024 – Palazzo Valentini – Roma

di Antonella Trocino

“Non è il destino o una legge naturale che ci condanna alla guerra. Sono i padroni della terra, i potenti che, per difendere i loro profitti e il loro dominio, mandano milioni al macello. Ma noi abbiamo la forza di opporci, se solo ci uniamo“. Sono parole diRosa Luxemburg, scritte in una lettera dal carcere nel 1917, dove era stata imprigionata due anni prima per “incitamento alla diserzione” e alla disobbedienza.

Opporsi alla cultura della guerra, favorire il confronto d’idee, far incontrare cittadinanza attiva, studenti ed esperti, per aprirsi a riflessioni di ampio respiro, per scambiarsi dubbi e timori, per farsi contagiare dalla voglia di non restare impotenti di fronte agli orrori delle guerre, far scaturire proposte di azioni concrete, “dal basso”, unendosi, senza aspettare che le soluzioni arrivino – o non arrivino – dai Governi e dai “potenti”. Erano questi gli obiettivi – pienamente raggiunti – dell’iniziativa dal titolo “Le vie per fare la pace”, del 23 novembre scorso, all’interno del calendario della tappa romana della Terza Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza.

Organizzata e concepita dall’Associazione Beni Comuni Stefano Rodotà (ABC) e da Pensare Insieme, seguiva una precedente iniziativa dal medesimo titolo, che ha avuto luogo nella Sala d’Onore della Basilica della Bocca della Verità a Roma, allo scadere dei due anni della guerra Russo-Ucraina (il 24/02/2024), sempre promossa da ABC e organizzata in collaborazione con la Rete dei Costruttori di Pace e la Fondazione Communia, cui avevano aderito una trentina di realtà associative cattoliche e laiche1.

L’evento del 23 novembre 2024 ha avuto il patrocinio della Città Metropolitana di Roma, che ha messo a disposizione le sale della sua sontuosa sede – Palazzo Valentini – grazie al Vice Sindaco Pierluigi Sanna che, con i saluti istituzionali ha aperto i lavori della plenaria del pomeriggio.

Tra gli altri soggetti che hanno patrocinato la giornata ricordiamo la Fondazione Communia con il gruppo “Costruttori di Pace”, GIO (Osservatorio Interuniversitario studi di Genere, Parità, Pari Opportunità), la sezione romana dell’UCID (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti) e OsPTI (Osservatorio per le Policy Transdisciplinari Internazionali). Hanno poi contribuito attivamente – con il ruolo di facilitatori al “world cafè” della mattina – un gruppo di studenti del nuovo Dottorato di ricerca di interesse nazionale in Peace Studies, che rappresenta un pionieristico luogo di formazione e di ricerca interdisciplinare sulle tematiche del conflitto e della pace. E’ il primo nel suo genere, nato per iniziativa di RUniPace, la Rete delle Università Italiane per la Pace (Rete CRUI), con la Sapienza come capofila e il Prof. Alessandro Saggioro come coordinatore.

Ma passiamo alle proposte di azioni e pratiche, da adottare sia a livello locale che globale, che sono state avanzate nel corso della mattina e scelte mediante votazione, a seguito del processo partecipativo della mattina – il world cafè – articolato in sei filoni tematici per tracciare “le vie per fare la pace” e per dare risposte ad altrettante domande chiave.

  1. Dialogo interreligioso e interculturale => Come possiamo promuovere il dialogo tra culture e religioni diverse, per costruire la pace?
  • Costituzione di Comitati Territoriali per promuovere dialogo interreligioso e interculturale nei quartieri e nelle scuole, per costruire ponti e similitudini per settimane di sperimentazioni culturali (rapporto tra diritto individuale e interesse collettivo), per visite, tour e itinerari spirituali.
  • Promozione della ricerca per cambiare i linguaggi e gli approcci, per la trasformazione personale e sociale, per il censimento del patrimonio immateriale (riti, tradizioni, usi, costumi, ecc.) e materiale (architettonico, artistico e luoghi di culto).
  1. Diplomazia e diritto umanitario internazionale => Come possiamo rafforzare il ruolo della diplomazia e del diritto umanitario per prevenire e risolvere i conflitti?
  • Insegnamento nelle scuole superiori / medie / inferiori di elementi di diritto internazionale, con specifico riferimento al diritto umanitario internazionale e alle istituzioni che lo applicano.
  • Abolizione del potere di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU e decisioni a maggioranza qualificata e correzione della rappresentatività.
  1. Diversità => Qual è il ruolo della diversità e della parità di genere nella costruzione della pace?
  • Potenziare e aumentare reti solidali e non violente di quartiere.
  • Educare alla parità di genere, alla genitorialità e alla diversità.
  1. Decolonizzazione dei rapporti internazionali => Come possiamo costruire rapporti internazionali più equi e giusti, liberi da dinamiche neocoloniali?
  • Educazione differenziata dei giovani del nord globale, per farli essere più consapevoli dei loro privilegi, e del sud globale per insegnare loro l’expertise e il sapere per cambiare il loro Paese
  • Cancellazione o riduzione del debito dei Paesi in via di sviluppo, tenendo anche conto della reale necessità della popolazione.
  1. Disarmare la terra e l’economia: Come possiamo promuovere il disarmo globale e costruire un’economia di pace e prosperità condivisa?
  • Interventi di tipo culturale attraverso le scuole, rilancio dell’educazione alla valorizzazione della biodiversità, della centralità delle relazioni umane, delle identità culturali, dei mestieri artigianali, della cura del territorio e della comunità.
  • Lancio di progetti di comunità, dal basso, che abbiano al centro i valori del rifiuto della filiera della guerra che contrastino lo sfruttamento e lo spopolamento dei piccoli borghi, che siano inclusivi e solidali e che facciano leva su sistemi alternativi tipo monete locali e/o banche del tempo.
  1. Diritto alla Pace e alla prosperità sostenibile: Come possiamo garantire il diritto alla pace, alla non violenza e a una vita degna per tutti gli esseri viventi, nell’ottica di una giustizia multispecie?
  • Educare all’ascolto dell’Altro e alla comunicazione non divisiva per imparare ad ottenere una soluzione pacifica dei conflitti.
  • Dare istruzione in tutto il mondo attuando nelle scuole cooperazione e non competitività; educare all’intercultura e interreligiosità.

Nel pomeriggio, dopo i saluti del vice sindaco Pierluigi Sanna e degli altri soggetti patrocinanti, c’è stata la breve comunicazione sulle risultanze dei lavori della mattina, da parte di Daniela Belliti e di Agostino Marottoli. Sono seguiti la tavola rotonda e un vivace dibattito, sull’attualità e sulle possibili evoluzioni future. Gli interventi sono stati vivacizzati dai moderatori delle due associazioni organizzatrici (il già Magistrato Maurizio Salustro, vice presidente di ABC e la giornalista Livia Malcangio di Pensare Insieme). Tra i relatori, la ricercatrice della Sapienza Barbara Gallo ha sottolineato come la cifra record raggiunta dalle spese militari nel 2023 – pari a 2.443 miliardi di dollari (con una variazione annua del 6,8% in termini reali) – non abbia affatto determinato un maggior livello di sicurezza geopolitica, anzi. I due ambasciatori – Patrizio Fondi e Alberto Bradanini – hanno entrambi censurato come l’abbandono della via diplomatica nella risoluzione delle controversie internazionali abbia portato il mondo sull’orlo della terza guerra mondiale. La presidente di Assopace Palestina, Luisa Morgantini, ha auspicato che sia dato seguito ai mandati d’arresto della Corte Penale Internazionale e che si giunga ad un cessate il fuoco in tutti i teatri di guerra, ma soprattutto nella polveriera mediorientale. Ha denunciato come sia in atto un genocidio da parte dell’esercito d’occupazione israeliano nei confronti della popolazione palestinese, in stato d’apartheid, non solo a Gaza ma anche nella Cisgiordania. Quella gazawi è una popolazione allo stremo, che sopravvive a 44 mila vittime civili, in prevalenza da donne e bambini; è deprivata di luoghi sicuri e minime condizioni dignitose, subisce da 14 mesi la deliberata distruzione di case, di scuole, di università, di ospedali, di luoghi di culto; è una popolazione sottoposta a continui ordini di sfollamento, che ha assistito all’eliminazione non solo di persone care, ma anche all’uccisione di giornalisti, insegnati, cooperanti e personale sanitario che potesse prendersene cura. Un popolo abbandonato in un abisso di fame, mancanza di acqua, di energia, di farmaci e con un embargo quasi totale di aiuti umanitari e di speranza.

L’economista Jeffrey Sachs, in collegamento, ha denunciato l’irresponsabilità della decisione di inviare armi a lungo raggio per colpire il territorio russo e ha ripercorso le principali tappe storiche dell’escalation e le occasioni sprecate di soluzioni diplomatiche dei conflitti in atto. Corale è stato l’auspicio che si restituisca legittimità e maggiore democraticità alle Nazioni Unite e a organismi internazionali, per ristabilire un dialogo multilaterale e un futuro di pace e sostenibilità ambientale.

Tra i vivaci interventi dal pubblico ne citiamo solo alcuni: il saluto del Prof. Alessandro Saggioro che ha informato dell’avvio del primo dottorato in Peace Studies, di cui è coordinatore; la chiosa del Prof. Francesco Canganella che ha brevemente denunciato la piaga degli impatti disastrosi di lunghissimo periodo che le guerre rilasciano nell’ambiente; l’accorato appello di Ginevra Bompiani ad unirsi in “obliqua” per fermare le guerre; l’invito di Marco Inglesis a partecipare, il giorno successivo al “gran finale” della tappa romana della Terza Marcia Mondiale per la pace e la nonviolenza, fatto di sport, spettacoli artistici e musicali o e fatto di testimonianze a più voci l’ultima2.

Nelle brevi conclusioni, oltre ai ringraziamenti di Massimo Maria Ferranti, vicepresidente di Pensare Insieme rivolto a tutti i soggetti che hanno reso possibile l’intensa giornata, io ho voluto richiamare le parole di Rosa Luxemburg citate in apertura al presente articolo. La scelta è stata ispirata dalle forti analogie che ravviso tra i rigurgiti nazionalisti e imperialisti del tempo presente – tanto più distopici in un mondo globalizzato – e quelli degli anni ’20 del secolo scorso, sfociati poi nella seconda guerra mondiale.

Ma chi sono oggi i “potenti della terra”? Ce lo dice l’ultimo rapporto Oxfam sulle disuguaglianze del 2024. La ricchezza dei primi cinque miliardari è raddoppiata in questo decennio, parallelamente a un aumento del 60% della povertà globale…alla faccia dello “sgocciolamento”. Senza interventi della politica, l’estrema disuguaglianza diventa la nuova norma, così come la guerra sembra essere diventata la nuova norma. L’1% più ricco possiede il 43% delle attività finanziarie globali e il 95% della ricchezza totale. La ricchezza dei miliardari è aumentata del 34%, accumulando 3.300 miliardi di dollari in questo decennio. Il Nord globale, che ospita il 21% della popolazione, possiede il 69% della ricchezza privata e il 74% della ricchezza miliardaria.

E’ difficile credere che questa esplosione dei divari e questo arricchimento bulimico di un manipolo di plutocrati, che anche grazie a crisi e squilibri – dalla pandemia alle guerre – continua ad accrescere il proprio potere, non condizioni la politica dei Paesi avanzati a favore del mantenimento dello status quo e del perpetuarsi degli squilibri stessi. “Questo nesso di estrema disuguaglianza di ricchezza, potere delle imprese e influenza politica spinge verso un’oligarchia globale, in cui individui ultra ricchi, spesso abilitati dai Paesi più ricchi, esercitano un’influenza sproporzionata sulle decisioni politiche”3. La politica è troppo spesso incapace di risolvere i conflitti attraverso il negoziato e resta in colpevole ritardo nel governare fenomeni epocali, come le migrazioni e la crisi climatica.

Nel G20 che si è da poco concluso a Rio De Janeiro, la presidenza di turno del Brasile, a guida Lula, si è fatta promotrice delle ragioni del Sud del mondo per affrontare le sfide globali. Il tema centrale è stato “Costruire un mondo giusto e un pianeta sostenibile”, basato sulle seguenti tre priorità4:

– La lotta contro la fame, la povertà e la disuguaglianza;

– le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile (economica, sociale e ambientale);

– la riforma della governance globale.

Nondimeno, le dichiarazioni di intenti rilasciate nei consessi internazionali troppo spesso rimangono sulla carta. Gli Stati dei Paesi avanzati sono troppo timidi e dilatori nell’affrontare in maniera cooperativa le sfide globali. Basti pensare ai risultati non proprio soddisfacenti della COP29 che si è recentemente conclusa a Baku. Eppure, il nesso tra vulnerabilità climatica, geopolitica e finanza è stato uno dei temi centrali del Summit of the Future (SOTF) del 22 e 23 settembre scorso nella sede ONU a New York5.

Il sistema multilaterale è rotto, anche se non esiste un’alternativa alle Nazioni Unite per creare un sistema globale pacifico, equo, che coniughi giustizia sociale e climatica per le generazioni attuali e future. I progressi dello Sviluppo Sostenibile (Agenda 2030), con i suoi 17 Obiettivi per quanto lenti nell’implementazione e per certi versi inadeguati (nell’ultima review pubblicata nel luglio 2024 solo il 16% degli obiettivi sarà raggiunto entro il 20306), sono l’unico programma internazionale e intersezionale che mette in relazione le varie dimensioni della policrisi globale che attraversiamo, per pianificarne la soluzione attraverso un articolato sistema di target e una estesa rete di partnership.

E’ fondamentale invertire la rotta e ricostruire la fiducia nel fatto che l’umanità possa prevalere e salvarsi, spingendo anche dal basso la trasformazione necessaria. Dobbiamo opporci a una governance che tende a rimandare le scelte difficili e che capitalizza consenso soffiando sul fuoco del conflitto. Vanno fatte emergere le contraddizioni e l’ingiustizia di chi affronta con politiche securitarie solo gli effetti delle crisi, senza intervenire in alcun modo sulle cause. La Terza Marcia Mondiale per la pace e la nonviolenza ha rinsaldato tanti legami tra tanti soggetti della società civile che possono orientare il cambiamento nella giusta direzione. Le idee raccolte durante la giornata del 23 novembre 2023 confluiranno in un documento condiviso e in una piattaforma online, per garantire continuità che le idee non restino buone intenzioni ma si traspongano in azioni ad impatto. Dobbiamo dimostrare che, collaborativamente, ciascuno può fare la propria parte per evitare che la Storia ripeta i propri errori e perpetui i propri orrori.

1 https://abcbenicomuni.it/le-vie-per-fare-la-pace-resoconto-del-primo-incontro/

2 https://www.pressenza.com/it/2024/12/roma-saluta-la-terza-marcia-mondiale-con-un-evento-straordinario/

3 Oxfam, “Multilateralism in an Era of Global Oligarchy”, 24 September 2024

4 https://www.consilium.europa.eu/en/meetings/international-summit/2024/11/18-19/

5 https://www.pensareinsieme.it/2024/09/29/sotf-2/

6 Cfr https://files.unsdsn.org/sustainable-development-report-2024.pdf

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