“L’iniziativa privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana…”
Sono questi i primi due commi dell’articolo 41 della nostra Costituzione, tradita nel suo spirito “lavorista”, come dimostrano la perdita di potere d’acquisto, il lavoro povero, la progressiva precarizzazione, la strage delle morti sul lavoro, tutti fenomeni in crescita dall’inizio degli anni novanta del secolo scorso.
La dignità sociale e la partecipazione sono due leve potenti per riaffermare la centralità dei beni comuni, cui la nostra Associazione si ispira. Per questo motivo, abbiamo deciso di intervenire in una consultazione pubblica indetta dalla Banca Centrale Europea, conclusasi il 16 ottobre scorso, sulle linee guida sulla governance nelle banche e sulla cultura del rischio; l’abbiamo fatto di concerto con la Fondazione FIBA, espressione del mondo sindacale.
Abbiamo criticato l’assenza pressoché completa di riferimenti alla centralità della cultura della sostenibilità sociale e ambientale in quel documento. E abbiamo proposto che i CDA delle banche prevedano specifici comitati a presidio di tale cambio culturale e che siano introdotte forme di partecipazione dei lavoratori nella formulazione delle strategie delle banche. Solo così il ruolo del credito, nel finanziamento delle imprese, può esprimere pienamente l’utilità sociale che la Costituzione prevede come finalità dell’economia di mercato, al pari della sostenibilità finanziaria. Nell’articolo che segue, il tema trattato – solo in apparenza tecnico – mette in luce lo stretto rapporto tra democrazia economica, partecipazione dei lavoratori e beni comuni.